Il dolore degli altri 

In questi giorni un po’ così, passati vomitando sui medici che mettono alla berlina i loro pazienti e sui giustizieri vigliacchi che amano deridere gente malata di cancro, quelli che mi hanno fatto più riflettere sono stati loro, i soldati silenziosi, quelli che non prendendo posizione in nome di una libertà di pensiero mal utilizzata, hanno sostenuto silenziosamente la peggiore viltà che io abbia mai letto su questo social. 

Per giustificarsi si sono giocati la carta del “anch’io ho conosciuto il dolore della malattia”, “anche mio padre è morto di cancro”,  “il fatto che non dica nulla non significa che questo mi vada bene”, “ha sbagliato chi ha sfogato il proprio dolore qui dando ai vigliacchi la possibilità di usarlo”.

Bene. Io di morti di cancro in casa ne ho avuti diversi. Ho persino avuto la fortuna di veder spegnersi persone a me care per una malattia talmente rara che non valeva la pena cercare una cura. E poi i suicidi. Sapete cosa fanno i suicidi a chi resta? Ancora bene. In qualche modo ho messo un riassunto del mio dolore qua con la consapevolezza che se qualche meschino lo userà per ferirmi la colpa sarà solo sua.

Ho parlato del dolore che ho provato, ma so di poterlo riconoscere ovunque in quanto dolore, non in quanto mio. 

Perché dovrebbe essere un cazzotto alla pancia, perché non dovrebbe lasciarci indifferenti mai, perché non dovremmo trovargli mai una giustificazione. 

Perché dovrebbe far male anche il dolore degli altri.

Lascia un commento