Ci sono momenti della vita che ti costringono a correre all’indietro, un po’ disarticolato e un po’ Forrest Gump.
Non è facile inseguire i ricordi correndo all’indietro, ma non farsi raggiungere da loro scappando in avanti è ancora più complicato e faticoso.
E infatti adesso sono fermo, piegato in avanti, cuore in gola ed il fiato cortissimo, mentre mi guardo intorno e cerco una via di fuga. Come in quei film d’azione in cui ad un certo punto chi insegue guarda da un lato e poi dall’altro cercando di scegliere la via giusta.
Resto immobile, un po’ inseguito e un po’ inseguitore. Se torno indietro nel tempo e a noi piccini ritrovo tutte quelle cose belle che sembrano messe li apposta per aumentare la nostalgia e il dolore. Ma mi basta girare l’angolo per sbattere il muso contro tutte quelle volte che avrei dovuto essere migliore e non ci sono riuscito, contro tutte quelle scelte che complice il mio schifoso egoismo ti hanno fatto del male. No, non parlo delle zuffe sotto ai tavolini o sopra ai letti, e nemmeno del tuo sentirti sempre un passo indietro. Penso a tutte le occasioni che ho avuto per proteggerti rinunciando a qualcosa di mio e non l’ho fatto, a tutte quelle altre volte che non ho capito quanto per te fossi importante e di quel sentimento non ho avuto cura.
Capisci? Tornare indietro non è un percorso facile, fa troppo male. Così male che i tanti ricordi belli che ho di noi faccio fatica a metterli a fuoco, li sviluppo sbiaditi, come se non riguardassero totalmente me, come se non fossero anche merito mio.
Chissà se l’ho speso nel modo giusto tutto il bene che ti voglio. Chissà se lo hai compreso pienamente, se lo hai vissuto, se ti è bastato per farti capire quanto tu sia stato, sei e sarai importante per me.
Navigo e navigherò per sempre nel mio mare di “potevo dirglielo prima”, “potevo abbracciarlo di più”, “potevo sorridere meglio”.
Grazie per tutte le volte che mi hai cercato, grazie per tutte le volte che hai confidato nel mio aiuto, e perdonami se nell’unica volta che contava davvero sono stato impotente.
Non sapevo come iniziarla questa lettera, e ancor più non so come finirla. In questo momento ho un grosso problema con la parola fine. Non voglio scriverla, non mi va di pronunciarla, mi rifiuto di pensarla.
E allora non la scrivo neanche qua. E per non farla finire, questa sarà la prima parte di una lettera infinita che scriveremo insieme, io battendo questi tasti e tu dettando le parole al mio cuore.